A SCUOLA DI FELICITÀ

da | Mag 24, 2017 | scuola ed istruzione | 0 commenti

Qualche giorno fa, girovagando su facebook, mi sono trovata di fronte a questa frase:

“La felicità dovrebbe essere insegnata a scuola come s’insegnano la matematica o la storia. Intendo dire: insegnare i processi interni che portano alla felicità, in modo teorico e pratico” (Guy Michel Franca).

scuola_meditazione_bambini-id25475 Non vi nascondo che a primo impatto come frase mi è piaciuta, ma poi ragionandoci su mi sono domandata se fosse possibile trasformare la ricerca della felicità in una scienza esatta, in una materia come la storia o la geografia.

Ho iniziato così a cercare su internet e ho scoperto che in alcuni Paesi la felicità viene già insegnata a scuola: si chiama Educazione Positiva, un approccio formativo psicologico basato sulla felicità ed il benessere degli studenti. In un liceo australiano, ad esempio, hanno sviluppato un vero e proprio programma scolastico con lo scopo di aiutare gli studenti a vincere la depressione, mentre in Germania dei professori insegnano agli studenti degli esercizi pratici per sviluppare il senso di appartenenza alla comunità e la consapevolezza delle proprie capacità. L’obiettivo di queste lezioni è quindi quello di aiutare gli studenti a sviluppare la fiducia, affrontare le competizioni sociali e diminuire lo stress e la pressione psicologica della scuola. La Sig.ra Barbara Neuber, insegnante della felicità, ha spiegato che la cosa più importante da insegnare è la percezione, poiché se non si è in grado di percepire le cose allora non si riusciranno neppure a gestire gli eventuali problemi. Alla matematica e alla biologia si alternano quindi lezioni di felicità, di resilienza, di meditazione e tecniche di rilassamento.

Corsi del genere, chiamati di ‘well-being’, sembrano esistere già da tempo in alcune università inglesi e americane: questi si fondano sulla base della psicologia positiva. “L’obiettivo della psicologia positiva“, spiegano dalla Società italiana di Psicologia positiva, “è cavare ciò che di buono c’è in un individuo, scoprirne le potenzialità e le risorse e svilupparle in relazione alla propria personale interpretazione del benessere e della qualità della vita. L’approccio è quindi opposto a quello della psicologia tradizionale, che tende ad analizzare solo i deficit e le patologie del soggetto. Si cerca invece di assecondare le abilità della persona perché si sviluppino in armonia con la collettività: la felicità individuale si realizza solo nell’ambito dello spazio sociale“. Si lavora quindi su autostima, empatia, amicizia, amore, ottimismo, ma anche creatività, spiritualità, musica e senso dell’umorismo.

Esercizi-di-FelicitàPersonalmente penso che tutto questo sia molto positivo, ma forse si è perso di vista un tema importante: insegnare ai ragazzi a ragionare su loro stessi, a lavorare con gli altri, non dovrebbero essere obiettivi insiti nell’insegnamento di tutte le altre materie? Non dovrebbe essere lo scopo di ogni insegnante ed educatore aiutare i ragazzi a guardarsi dentro, anche attraverso lo studio della letteratura italiana, ad esempio? Oppure vediamo le normali materie come fini a se stesse, mere trasmettitrici di cultura e conoscenze?

Sicuramente ora più che in passato la presenza di psicologi nelle scuole è diventata fondamentale, ma forse abbiamo perso di vista il punto fondamentale: perché il numero di ragazzi depressi e insicuri è cresciuto in modo esponenziale? I problemi di accettazione di sé, di autostima, di non sapersi rapportare all’altro, sono questioni sempre appartenute all’adolescenza, ma purtroppo il problema attuale è che non sempre hanno qualcuno con cui parlare di questo, adulti con cui rapportarsi che siano in grado di aiutarli. Questa nuova tendenza forse è uno specchio di una società dove i genitori sono sempre più assenti, presi dai mille problemi del sopravvivere quotidiano, e tocca alla scuola riempire quei vuoti lasciati anche da un mondo che non da molte speranze per il futuro.

Detto ciò, penso sia positivo che la scuola pensi anche al benessere psicofisico dei ragazzi, ma spostare il problema non penso porterà a risolverlo… credo che la famiglia rimane e rimarrà sempre il luogo dove il ragazzo deve imparare a conoscersi e a conoscere l’altro.

FONTI

https://www.youtube.com/watch?v=79YHZIhbLrQ

http://www.repubblica.it/2005/l/sezioni/scuola_e_universita/servizi/nuovelauree/lezioni-felicita/lezioni-felicita.html